Capitolo quarto

Fedeli portatori di fiaccole


In mezzo all'oscurità che sembrava essersi abbattuta sulla terra durante il lungo periodo della supremazia papale, la luce della verità non poteva estinguersi del tutto. In ogni tempo, infatti, ci sono stati dei testimoni di Dio, uomini che credevano in Cristo come unico mediatore fra Dio e l'uomo, che consideravano la Bibbia l'unica regola di vita e santificavano il vero sabato. Mai il mondo potrà sapere quanto sia debitore a questi uomini. Essi erano considerati eretici; i motivi che li animavano erano criticati; il loro carattere era diffamato e i loro scritti venivano o soppressi o fraintesi o mutilati. Nondimeno, essi rimasero saldi; e di secolo in secolo conservarono pura la fede, quale sacra eredità per le generazioni future.

La storia del popolo di Dio durante il periodo dell'oscurità che seguì lo stabilirsi della supremazia di Roma è scritta in cielo, mentre pochi accenni ad essa si trovano nei documenti umani. Poche tracce della loro esistenza possono essere rinvenute al di fuori delle accuse mosse loro dai persecutori. La politica di Roma consisteva nel cancellare ogni traccia di dissenso con le sue dottrine e con i suoi decreti. Tutto ciò che avesse sapore di eresia, si trattasse di persone o di scritti, Roma cercava di eliminarlo. Espressioni di dubbio od obiezioni circa l'autorità più o meno legittima dei dogmi papali, erano motivo sufficiente per mettere in pericolo la vita di ricchi e poveri, di gente altolocata o di umile condizione. Roma cercava anche di distruggere qualsiasi notizia relativa alla sua crudeltà nei confronti dei dissidenti. 1 concili papali decretarono che libri e scritti contenenti tali ricordi fossero dati alle fiamme. Poiché prima dell'invenzione della stampa i libri scarseggiavano ed era difficile conservarli, divenne facile per le autorità di Roma attuare il loro proponimento.

Nessuna chiesa esistente nella sfera della giurisdizione romana fu lasciata a lungo indisturbata, nel godimento della sua libertà di coscienza. Non appena il papato ebbe pieni poteri, si affrettò a stendere il suo braccio per opprimere chiunque avesse rifiutato di riconoscere -la sua autorità. Così, una dopo l'altra, le chiqse si sottomisero alla sua dominazione.

In Gran Bretagna il Cristianesimo primitivo aveva messo salde radici molto presto, e l'Evangelo, accettato dai bretoni nei primi secoli, serbava tuttora intatta la sua purezza. L'unico dono che le chiese britanniche ebbero da Roma furono le persecuzioni da parte degli imperatori pagani, persecuzioni che si estesero fino a quelle remote sponde. Molti cristiani lasciarono l'Inghilterra e ripararono in Scozia per poi passare in Irlanda. La verità da essi proclamata fu ovunque accolta con gioia.

Quando i sassoni invasero la Britannia, il paganesimo si impose. I conquistatori disdegnavano di essere istruiti dai loro schiavi, e così i cristiani furono costretti a rifugiarsi sui monti e nelle paludi selvagge. Nondimeno la luce, nascosta per un po' di tempo, continuava a brillare. In Scozia, un secolo più tardi, essa rifulse con tale chiarore da estendersi fino nelle terre più lontane. Dall'Irlanda giunse il pio Colombano che, con i suoi collaboratori, raccolse intorno a sé i credenti dispersi e stabilì nell'isola di Iona il centro della sua opera missionaria. Fra questi evangelisti vi era un osservatore del sabato, e così questa verità penetrò in seno alle popolazioni. A Iona venne organizzata una scuola dalla quale uscirono dei missionari non solo per la Scozia e per l'Inghilterra, ma anche per la Germania, per la Svizzera e per l'Italia.

Roma, però, aveva puntato il suo sguardo sulla Britannia e decise di imporle la propria autorità. Nel sesto secolo i suoi missionari intrapresero la conversione dei sassoni pagani. Accolti favorevolmente dai fieri barbari, i missionari riuscirono a indurne migliaia a professare la fede di Roma. A mano a mano che l'opera si estendeva, i dirigenti romani e i loro convertiti venivano in contatto con i primitivi cristiani. Ne risultò un contrasto stridente. Questi erano semplici, umili, aderenti per carattere, dottrina e costumi, all'insegnamento della Sacra Scrittura, mentre i primi rivelavano la superstizione, la pompa e l'arroganza di Roma. Gli emissari papali invitarono queste chiese cristiane a riconoscere la supremazia del sommo pontefice; ma i bretoni con mansuetudine risposero che desideravano amare tutti gli uomini e che il papa non aveva nessun diritto di arrogarsi la supremazia sulla chiesa. Essi, quindi, potevano solo manifestargli la sottomissione dovuta a ogni seguace di Cristo. Reiteratì tentativi furono fatti per indurli alla sottomissione totale e incondizionata; ma questi umili cristiani, stupiti dall'orgoglio di cui davano prova i rappresentanti di Roma, risposero con fermezza che non riconoscevano altro maestro se non Cristo. Allora si manifestò in pieno lo spirito del papato. Il rappresentante di Roma disse: « Se voi non accogliete i fratelli che vi recano la pace, riceverete i nemici che vi porteranno la guerra. Se non vi unite a noi per additare ai sassoni la via della vita, riceverete da loro il colpo mortale » I. H. Merle D'Aubigne, History of the Reformation of the Sixteenth Century, vol. 17, cap. 2. Non si trattava di vane minacce: la guerra, l'intrigo, l'inganno furono attuati contro i testimoni della fede biblica, a tal punto che le chiese della Britannia o furono distrutte o costrette a sottomettersi all'autorità papale.

sacro. In mezzo ai crescenti errori e alle superstizioni, molti, perfino in seno al popolo di Dio, rimasero, talmente.,. confusi, che, pur continuando a osservare il sabato, la domenica si astenevano dal lavoro. Questo, però, non soddisfaceva i dirigenti di Roma: essi volevano non solo che la domenica fosse santificata, ma che il sabato venisse profanato. Denunciavano con forte linguaggio coloro che ardivano onorarlo. Era solo sottraendosi al potere di Roma che si poteva ubbidire alla legge di Dio.

I valdesi furono tra i primi popoli europei ad avere una traduzione delle Sacre Scritture 11. Centinaia di anni prima della Riforma, essi possedevano la Bibbia in manoscritto, nella loro lingua natia. Avevano la verità non adulterata, e ciò li rendeva particolarmente oggetto dell'odio e della persecuzione. Essi affermavano che la chiesa romana era la Babilonia apostata dell'Apocalisse e che, anche a costo della loro vita, dovevano resistere alla sua corruzione. Mentre sotto la pressione di prolungate e incessanti persecuzioni alcuni vennero a un compromesso con la propria fede, abbandonando a poco a poco i loro princìpi distintivi, altri rimasero saldamente ancorati alla verità. Nel corso dei secoli di tenebre e di apostasia ci furono dei valdesi che non vollero riconoscere la supremazia romana, respinsero il culto delle immagini stimandolo idolatrico e osservarono il vero sabato 12 . In mezzo alle più violente tempeste di opposizione, essi serbarono la fede. Seppure trafitti dalle lance delle truppe savoiarde, arsi dal fuoco dei roghi romani, essi rimasero incrollabili dalla parte della Parola e dell'onore di Dio.

Dietro il baluardo di quelle maestose montagne -che in ogni tempo erano state un rifugio per i perseguitati e per gli oppressi- i valdesi trovarono un asilo. Qui la luce della verità continuò a brillare in mezzo alle tenebre del Medioevo, e per mille anni i suoi testimoni serbarono intatta la fede degli avi.

Dio aveva provveduto per il suo popolo un santuario la cui grandezza ben si addiceva alle sublimi verità che Israele aveva ricevuto in deposito. Per quegli esuli fedeli, le montagne erano un emblema dell'immutabile giustizia di Dio. Essi additavano ai figli le cime torreggianti che si stagliavano maestose contro il cielo e parlavano loro di Colui presso il quale non c'è né variazione né ombra di mutamento, e le cui parole durano quanto le colline eterne. Dio aveva stabilito le montagne -dicevano - dotandole di una potenza tale che nessun braccio all'infuori di quello dell'Onnipotente avrebbe potuto smuoverle dal loro posto. Allo stesso modo Egli aveva stabilito la sua legge, che è la base del suo governo in cielo e sulla terra. Il braccio dell'uomo, è vero, poteva raggiungere i propri simili e distruggere la loro vita; però, mutare fosse pure un solo precetto della legge divina o annullare una delle celesti promesse sarebbe stato per lui come tentare di sradicare i monti e farli precipitare nel mare. Nella loro fedeltà alla sua legge, i servitori di Dio debbono essere incrollabili come le colline immutabili.

I monti che cingevano le loro vallate erano una' costante testimonianza della potenza creativa di Dio, oltre che dell'infallibile certezza della sua cura protettrice. Quei pellegrini impararono ad amare i simboli silenziosi della presenza di Dio. Non si lamentavano dell'asprezza della loro sorte; mai si sentivano abbandonati, neppure in mezzo alle grandi solitudini montane. Ringraziavano Iddio che aveva loro provveduto un riparo contro l'ira e la crudeltà degli uomini, e si rallegravano della possibilità loro offerta di adorare nel suo cospetto. Spesso, quando erano perseguitati dai nemici, trovavano sui monti un sicuro ricetto. Dalle alte cime essi cantavano le lodi dell'Eterno, e le schiere mandate da Roma erano impotenti a far tacere quegli inni di ringraziamento.

La pietà di questi seguaci di Cristo era pura, semplice e fervente Essi stimavano i princìpi della verità di gran lunga superiori a case, terreni, amici, parenti, e perfino alla stessa vita. Fin dalla loro più tenera infanzia, i fanciulli venivano istruiti nelle Sacre. Scritture e abituati a considerare con un sacro rispetto le esigenze della legge di Dio. Allora. le copie della Bibbia erano rare, e perciò le sue preziose parole venivano imparate a mente. Molti di loro sapevano ripetere lunghi brani del Vecchio e del -Nuovo Testamento. Il pensiero di Dio era collegato col sublime scenario della natura e con le benedizioni della vita di tutti i giorni. 1 bambini imparavano a guardare con gratitudine a Dio, come il datore di ogni bene e di ogni conforto.

Da genitori teneri e affettuosi quali essi erano, amavano i figli con troppa saggezza per abituarli ad appagare ogni loro desiderio egoistico. Dinanzi a loro si apriva la via della prova e delle privazioni, forse anche del martirio e della morte. Così, fin dall'infanzia, questi fanciulli erano educati in modo da poter sopportare le privazioni, esercitare l'autocontrollo, pensare e agire di propria iniziativa. Si-insegnava loro molto presto a portare delle responsabilità, a essere cauti nel parlare e a capire il valore del silenzio. Una parola indiscreta raccolta da un orecchio nemico poteva significare un pericolo di morte non solo per chi l'aveva detta, ma anche per centinaia di fratelli, perché - simili a lupi in cerca di preda - i nemici della verità non davano tregua a quanti osavano pretendere la libertà religiosa.

I valdesi avevano sacrificato la propria prosperità terrena per amore della verità, e con lodevole perseveranza lavoravano per il loro pane quotidiano. Ogni palmo di terreno coltivabile dei monti veniva accuratamente sfruttato: le valli, i fianchi dei monti, anche se poco fertili, erano coltivati con la massima cura. L'economia e la severa rinuncia costituivano una parte dell'educazione che i bambini ricevevano come unica eredità. Veniva loro insegnato che Dio vuole che la vita sia disciplinata e che è possibile sopperire alle proprie necessità solo mediante il lavoro personale, l'assiduo impegno, la previdenza e la fede. Il procedimento, è vero, appariva duro e faticoso, però era sano e corrispondeva a ciò di cui l'uomo ha bisogno a motivo del suo stato di decadenza, ed era la scuola istituita da Dio per la loro formazione e il loro sviluppo. I giovani venivano addestrati al lavoro e alle privazioni, però non si trascurava la cura del loro intelletto. Essi imparavano che tutte le loro facoltà appartenevano a Dio e che dovevano essere sviluppate e adoperate al suo servizio.

La chiesa valdese quanto a semplicità e purezza somigliava alla chie sa dei tempi apostolici. Rigettando la supremazia del papa e dei prelati romani, considerava la Bibbia come unica, suprema e infallibile autorità in materia di fede. 1 suoi pastori, a differenza dei signorili sacerdoti di Roma, seguivano l'esempio del Maestro, che venne sulla terra « non per essere servito, ma per servire ». Essi pascevano la greggia di Dio guidandola verso i verdeggianti pascoli e le fonti vive della sua Parola. Lungi dall'esteriorità della pompa e dell'orgoglio degli uomini, la gente si riuniva non in magnifiche chiese o in grandiose cattedrali, ma all'ombra delle montagne, nelle vallate alpine o, in tempo di pericolo, in rifugi scavati nella roccia, per udire la parola di verità annunciata dai servitori di Cristo. 1 pastori non solo predicavano l'Evangelo, ma visitavano gli ammalati, istruivano i fanciulli, ammonivano gli sviati e si adoperavano per comporre le divergenze, stabilire l'armonia e l'amore fraterno. In tempo di pace erano sostentati dalle offerte spontanee dei fedeli; ma, come l'apostolo Paolo che fabbricava le tende, ognuno di loro imparava un mestiere o una professione per poter provvedere, all'occorrenza, al proprio sostentamento.

1 giovani erano istruiti dai pastori. Pur dando la dovuta attenzione alla cultura generale, la Bibbia rimaneva lo studio fondamentale. 1 vangeli di Matteo e di Giovanni venivano imparati a mente, e altrettanto si faceva con molte epistole. 1 giovani erano occupati anche nella copia delle Sacre Scritture. Alcuni manoscritti contenevano l'intera Bibbia, mentre altri presentavano solo porzioni di essa. Il tutto era accompagnato da alcune semplici spiegazioni del testo a uso di quanti erano incapaci di esporre le Scritture. Si dìffondevano, così, i tesori della ve.rità rimasta per tanto tempo nascosta per volere di coloro che cercavano di esaltare se stessi al di sopra di Dio.

Con un lavoro paziente e perseverante, talvolta svolto nelle profonde e oscure caverne della terra, alla luce delle torce, le Scritture venivano ricopiate versetto per versetto, capitolo per capitolo. In questa maniera, l'opera fu portata a termine* e la volontà rivelata di Dio risplendette come oro purissimo. Solo quanti erano impegnati in quest'opera sapevano a quale prezzo e in mezzo a quali dure prove essa era riuscita a brillare ancor più chiara e potente. Gli angeli del cielo circondavano questi fedeli servitori.

Satana aveva sollecitato i sacerdoti e gli alti prelati romani a seppellire la Parola della verità sotto il ciarpame dell'errore, dell'eresia e della superstizione. Essa, però, era rimasta meravigliosamente incorrotta attraverso tutti i secoli di oscurità, in quanto recava non il marchio dell'uomo, ma l'impronta di Dio. Gli uomini sono stati instancabili nei loro tentativi intesi a offuscare il senso evidente delle Scritture, e si sono adoperati in mille modi per far pensare a inesistenti contraddizioni; ma simile all'arca 'che galleggiava sui flutti agitati, la Parola di Dio è riuscita a sfidare e a vincere le tempeste che ne minacciavano la distruzione. Come le miniere celano nelle loro viscere ricche vene di oro e di argento, per cui è necessario scavare a fondo per mettere in luce questi tesori, così la Sacra Scrittura racchiude tesori di verità che vengono rivelati solo a chi li cerca con ardore, con umiltà e con preghiera. Dio vuole che la Bibbia sia il libro di testo dell'intera umanità: nell'infanzia, nella gioventù e nella virilità, e che venga studiata in ogni tempo. Egli ha dato la sua Parola agli uomini quale rivelazione di se stesso, e ogni nuova verità riscontrata è una nuova espressione del carattere del suo Autore. Lo studio della Scrittura è il mezzo ordinato da Dio per mettere gli uomini in più intima comunione col loro Creatore, e per dar loro una più chiara conoscenza della sua volontà. Essa è il mezzo di comunicazione fra Dio e l'uomo.

1 valdesi, pur considerando il timore dell'Eterno come il principio -della saggezza, non erano ciechi quanto all'importanza del contatto col mondo, alla conoscenza in generale e alla vita attiva: tutte cose intese ad allargare la mente e a sviluppare le facoltà dell'essere. Dalle loro scuole di montagna, i giovani venivano mandati in istituti culturali della Francia e dell'Italia, dove si schiudeva dinanzi a loro un campo di studi e di pensiero ben più vasto di quello offerto nelle loro Alpi natie. 1 giovani, è vero, si trovavano esposti alla tentazione, scorgevano tutta la bruttura del vizio e si imbattevano negli agenti di Satana, i quali li attaccavano con le più sottili eresie e le più pericolose seduzioni. Però, l'educazione ricevuta fin da piccoli era di tale natura da renderli idonei ad affrontare tutto ciò.

Nelle scuole dove si recavano non potevano confidarsi con- nessuno. 1 loro abiti erano confezionati in modo da permettere di celarvi il loro più prezioso tesoro: i manoscritti della Bibbia. Essi portavano così su di sé il frutto di mesi, se non addirittura di anni, di arduo lavoro; e ogni volta che potevano farlo senza suscitare sospetti, cautamente lo offrivano a coloro che sembravano avere il cuore aperto all'accettazione della verità. 1 giovani valdesi erano stati preparati a questo compito fin dal seno materno, comprendevano quale fosse il loro dovere e lo assolvevano fedelmente. Nei centri culturali dove si recavano, si -verificavano delle conversioni; e non di rado il seme della verità finiva col germogliare e portare il suo frutto nell'intera scuola. I dirigenti romani, nonostante le più severe indagini, non riuscivano a scoprire la causa di quella che essi definivano eresia.

Lo spirito di Cristo è uno spirito missionario. Il primo impulso di un cuore rigenerato è quello di condurre altri al Salvatore. Questo era lo spirito dei cristiani valdesi. Essi sentivano che Dio esigeva da loro molto di più che la semplice conservazione della verità in tutta la sua purezza nell'ambito della chiesa. Sentivano che su loro gravava la solenne responsabilità di far brillare la loro luce su quanti ancora giacevano nelle tenebre. Essi sapevano che per la potenza della Parola di Dio dovevano cercare di infrangere il giogo imposto da Roma. I minìstri valdesi erano preparati per essere missionari; e chiunque intendeva entrare nel ministero doveva acquisire, anzitutto, un'esperienza come evangelista. Ogni candidato doveva servire per tre anni in un campo missionario, prima di poter ricevere l'incarico di una chiesa locale. Questo servizio esigeva un grande spirito di rinuncia e di sacrificio, e rappresentava un'adeguata introduzione alla vita pastorale in quel tempo che metteva alla prova le anime degli uomini. 1 giovani che venivano consacrati al sacro ministero vedevano dinanzi a sé non già la prospettiva di Vantaggi o di gloria terreni, ma una vita di disagi e di pericoli che poteva concludersi anche col martirio. I missìonari andavano a due a due, come Gesù aveva mandato i suoi discepoli. In generale, un giovane era accoppiato con un uomo di età matura, dotato di esperienza, che gli era di guida e di consiglio e che, allo stesso tempo, era responsabile della sua preparazione. Il giovane doveva attenersi alle direttive impartite dall'anziano. Questi collaboratori non stavano sempre insieme, però si incontravano spesso per pregare, consigliarsi e fortificarsi a vicenda nella fede.

Rivelare lo scopo della loro missione poteva significare disfatta sicura. Per questo motivo essi celavano con cura il loro vero essere. Ogni ministro conosceva un mestiere o esercitava una professione. Così i missionari potevano proseguire la loro opera sotto il manto di un'attività di carattere secolare. Generalmente essi sceglievano quella di mercante o di mercìaio ambulante. « Portavano con sé seta, bigiotteria e altri articoli non facilmente procurabili a quell'epoca, se non mediante lunghi viaggi. Come mercanti, essi erano bene accolti là dove, come missionari, sarebbero stati rudemente respinti » Wylie, vol. 1, cap. 7. 1 loro cuori si levavano a Dio per chiedergli saggezza nel presentare un tesoro più prezioso dell'oro e delle gemme. Essi portavano segretamente su di sé delle copie della Bibbia, completa o in porzioni, e ogni volta che se ne presentava loro l'opportunità, richiamavano l'attenzione dei clienti su quei manoscritti. Spesso nasceva un vivo interesse dì leggere la Parola di Dio, e in tal caso essi lasciavano porzioni della Bibbia a quanti desideravano possederla.

L'opera di questi missionari ebbe inizio nelle pianure e nelle valli ai piedi delle loro stesse montagne. Poi si estese ben oltre questi limiti. A piedi nudi, vestiti di abiti rozzi segnati dal viaggio come lo erano quelli del loro Maestro, essi attraversavano le grandi città e penetravano in regioni lontane. Ovunque spargevano il prezioso seme, e sul loro passaggio sorgevano delle chiese, mentre non di rado il sangue dei martiri rendeva testimonianza della verità. Il gran giorno di Dio metterà in luce una ricca messe di anime che sono state raccolte grazie all'opera di questi uomini fedeli. Velata e silenziosa, la Parola di Dio compieva la sua opera attraverso la cristianità ed era accolta con gioia nelle case e nei cuori degli uomini.

Per i valdesi, le Sacre Scritture non erano semplicemente una storia dei rapporti di Dio con gli uomini nei tempi passati, o una rivelazione delle responsabilità e dei doveri del tempo presente, ma anche un'esposizione dei pericoli e delle glorie future. Essi credevano che la fine di ogni cosa non fosse lontana e, studiando la Bibbia con preghiera e con lacrime, rimanevano sempre più colpiti e impressionati dalle sue affermazioni, oltre che dal dovere che sentivano di far conoscere agli altri le verità apportatricí della salvezza; e attingevano conforto, speranza e pace dalla loro fede in Cristo. A mano a mano che la luce rischiarava il loro intelletto e rallegrava i loro cuori, essi desideravano ardentemente farla risplendere anche su quanti si trovavano ancora nelle tenebre dell'errore papale.

Essi si rendevano conto che sotto la guida del papa e dei sacerdoti, intere moltitudini invano cercavano di ricevere il perdono mediante la mortificazione del corpo per espiare i peccati dell'anima. Abituati a confidare nelle proprie buone opere in vista della salvezza, gli uomini guardavano sempre a se stessi, e la loro mente si chinava sopra il proprio stato di colpevolezza. Si vedevano esposti all'ira di Dio e inutilmente, per trovare sollievo, affliggevano l'anima e il corpo. In tal modo, molte anime coscienziose rimanevano legate alle dottrine di Roma. Migliaia di persone abbandonavano amici, parenti e si chiudevano nelle celle dei conventi per tutta la vita. Con ripetuti digiuni, dure afflizioni, prolungate veglie notturne, estenuanti prostrazíoni per ore e ore sulle fredde e umide pietre del suolo, lunghi pellegrinaggi, umilianti penitenze e spaventose torture, cercavano -ma inutilmente- la pace dell'anima. Oppressi dal senso del peccato, ossessionati dal timore dell'ira vendicativa di Dio, molti soffrivano a lungo, fino a che l'organismo non veniva meno e, senza un raggio di speranza, scendevano nella tomba.

1 valdesi desideravano porgere a queste anime affamate il pane della vita, offrire loro i messaggi di pace racchiusi nelle promesse di Dio e additare ad esse Cristo, come unica speranza di salvezza. Sapevano che la dottrina delle buone opere, quale mezzo per cancellare la trasgressione della legge di Dio, era falsa. Credere nel valore dei Meriti umani significa offuscare la visione dell'infinito amore di Cristo. Gesù morì per l'uomo, perché l'umanità caduta non può fare nulla che la raccomandi a Dio. 1 meriti di un Salvatore crocifisso e risorto costituiscono la base della fede cristiana. La dipendenza dell'anima da Cristo è altrettanto reale e intima quanto quella di un membro dal corpo e del tralcio dalla vite.

Gli insegnamenti del papa e dei sacerdoti avevano indotto gli uomini a considerare il carattere di Dio e di Cristo rigido, inflessibile, inesorabile. Il Salvatore veniva descritto privo di simpatia verso l'uomo caduto e, per conseguenza, si stimava necessario invocare la mediazione dei sacerdoti e dei santi. Coloro la cui mente era stata illuminata dalla Parola di Dio, bramavano additare Cristo a queste anime smarrite, perché esse trovassero in lui un Salvatore pieno di compassione e di amore che, a braccia tese, invitava tutti ad andare a lui col loro fardello di peccato, con i loro crucci, con la loro stanchezza. Essi desideravano ardentemente rimuovere quelle ostruzioni che Satana aveva accumulato per impedire agli uomini di vedere le promesse di Dio e di andare direttamente a lui, confessare i peccati e ottenere il perdono e la pace.

Il missionario valdese, con slancio schiudeva davanti alle menti anelanti di conoscenza le preziose verità del Vangelo. Cautamente, presentava le porzioni della Sacra Scrittura ricopiate con la massima cura, e pieno di intensa gioia si adoperava per infondere la speranza nelle anime consapevoli del proprio stato di peccato e che vedevano solo un Dio di vendetta, sempre pronto a punire. Con le labbra tremanti e con le lacrime agli occhi, egli spiegava ai fratelli le sublimi promesse che indicano al peccatore l'unica sua speranza. Così la luce della verità penetrava in molte menti ottenebrate, rimuovendo da esse la precedente nube di oscurità e permettendo ai raggi del Sole di giustizia di risplendere nel cuore, apportandovi la guarigione. Accadeva, talvolta, che certi brani della Scrittura fossero letti e riletti perché l'ascoltatore voleva essere certo di avere capito bene. In modo particolare si amava la ripetizione di parole come: « Il sangue di Gesù, suo Figliuolo, ci purifica da ogni peccato » 1 Giovanni 1: 7. « E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figliuol dell'uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna » Giovanni 3: 14,15.

Molti giunsero a capire gli errori di Roma e si accorsero di quanto fosse vana l'intercessione degli uomini o degli angeli a favore del peccatore. Via via che la luce penetrava nelle loro menti, essi esclamavano con giubilo: « Cristo è il mio sacerdote; il suo sangue è il mio sacrificio; il suo altare è il mio confessionale ». Abbandonandosi fidenti ai meriti di Gesù, ripetevano: « Or senza fede è impossibile piacergli » Ebrei 11: 6. « Non v'è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad esser salvati » Atti 4: 12.

La certezza dell'amore del Salvatore pareva troppo bella ad alcune di queste anime squassate dalla tempesta. Il sollievo che essa recava era così grande, e il fascio di luce che risplendeva su di esse così potente, che pareva loro di essere trasportate in cielo. Le loro mani afferravano fiduciose la mano di Cristo, i loro piedi poggiavano sicuri sulla Roccia dei secoli. Ogni timore di morte era fugato, e ora esse potevano affrontare impavide anche la prigione e il rogo se in tal modo potevano onorare il nome del Redentore.

La Parola di Dio era recata di luogo in luogo e letta ora a una sola anima, ora a un gruppo di persone desiderose di luce e di verità. Spesso l'intera notte era trascorsa in tale lettura. La meraviglia e l'ammirazione degli uditori erano talmente grandi, che non di rado il messaggero si vedeva costretto a interrompere la lettura per dar modo agli ascoltatori di afferrare bene la buona novella della salvezza. Spesso si sentiva esclamare: « Dio accetterà davvero la mia offerta? Mi sorriderà Egli? Mi perdonerà? ». La risposta veniva letta in Matteo 11: 28: « Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo ».

La fede accettava le promesse, e si udivano affermazioni piene di giubilo: « Non più lunghi pellegrinaggi; non più estenuanti viaggi verso luoghi santi dove si conservano le reliquie. lo posso andare a Gesù così come sono, pieno'di peccato: Egli non disprezzerà la preghiera del cuore pentito. "I tuoi peccati ti sono rimessi". I miei, anche i miei peccati possono essere perdonati! ».

Un'onda di sacra gioia riempiva il cuore, mentre il nome di Gesù veniva magnificato dalla lode e dal ringraziamento. Queste anime felici ritornavano a casa per diffondere la luce e ripetere ad altri, meglio che potevano, la loro nuova esperienza. Avevano trovato la Via vivente e vera; c'era una strana e grande potenza nelle parole della Scrittura che parlavano direttamente al cuore di coloro che bramavano la verità. Era la voce di Dio, che recava la convinzione in quanti ascoltavano.

Il messaggero della verità proseguiva il suo cammino; però la sua umiltà, la sua sincerità, la sua serietà e il suo zelo erano oggetto di frequenti riflessioni. In molti casi í suoi uditori non gli chiedevano né donde venisse né dove andasse. Erano rimasti talmente sopraffatti prima dalla sorpresa, poi dalla gratitudine e dalla gioia, che non avevano pensato a fargli domande. Quando lo avevano pregato di accompagnarli a casa, egli aveva risposto che doveva visitare le pecore perdute del gregge. Essi si chiedevano se per caso egli non fosse un angelo mandato dal cielo.

In molti casi il messaggero della verità non si vedeva più. Forse si era recato in altri paesi, forse era stato rinchiuso in qualche oscuro carcere, oppure le sue ossa giacevano là dove aveva testimoniato della verità. Però le parole da lui lasciate dietro di sé non potevano andare distrutte e compievano la loro opera nel cuore degli uomini. 1 benefici risultati di esse saranno resi noti nel gran giorno del giudizio.

I missionari valdesi invadevano il regno di Satana, e le podestà delle tenebre vigilavano con la massima cura. Ogni sforzo compiuto per la propagazione della verità era sorvegliato dal principe del male, ed egli suscitava timore nei suoi accoliti. 1 capi del papato vedevano nell'opera di questi umili itineranti un serio pericolo per la loro causa. La luce della verità, se lasciata risplendere senza ostacoli, sarebbe riuscita a spazzare via le pesanti nubi di errore che avviluppavano la gente, e avrebbe rivolto la mente degli uomini verso Dio; forse essa sarebbe perfino riuscita a distruggere la supremazia di Roma.

L'esistenza di questo popolo che si atteneva alla fede dell'antica chiesa, era una costante testimonianza contro l'apostasia di Roma, e per conseguenza provocava l'odio e la persecuzione. Il rifiuto di abbandonare le Sacre Scritture suonava offesa per Roma, che non poteva tollerarlo. Essa, allora, decise di eliminare questi « oppositori ». Ebbero inizio, così, le più terribili crociate contro il popolo di Dio nei suoi rifugi montani. Degli inquisitori furono lanciati sulle sue tracce, e la scena dell'innocente Abele che cade sotto i colpi di Caino si rinnovò frequentemente.

Le fertili terre vennero devastate, e furono rase al suolo case e cappelle. Là dove un tempo si vedevano i campi ubertosi e le abitazioni di un popolo innocente e attivo, non rimase che un deserto. Simile all'animale da preda reso ancora più furente dall'odore del sangue, l'ira dei persecutori fu portata al parossismo dalle sofferenze delle loro vittime. Molti di questi testimoni della vera fede furono inseguiti su per i monti, lungo le vallate, e costretti a rifugiarsi in mezzo al boschi o sulle cime delle montagne.

Nessuna accusa poteva essere mossa contro il carattere morale di queste persone. Perfino i loro nemici dichiaravano che si trattava di gente pacifica, quieta e pia. La loro grande colpa consisteva nel non volere adorare Iddio secondo la volontà del papa. Per questo « crimine », si abbattevano su di loro tutte le umiliazioni, gli insulti e le torture che uomini e demoni potevano inventare.

Roma, decisa a farla finita con « l'odiata setta », lanciò contro di essa una bolla che la dichiarava eretica e la consegnava nelle mani del carnefice 13. I valdesi non erano accusati di ozio, di disonestà o di vita disordinata; di loro era detto che avevano una tale apparenza di pietà e di santità da sedurre « le pecore della vera greggia ». Per questo motivo il papa decretò che questa « setta maligna e abominevole », se ricusava di abiurare, « venisse schiacciata come serpi velenose » Wylie, vol. 16, cap. l. Questo orgoglioso personaggio pensava che un giorno avrebbe ritrovato le sue parole? Sapeva che esse venivano registrate nei libri del cielo e che al giudizio le avrebbe di nuovo incontrate? « In verità vi dico », affermò Gesù, « che in quanto l'avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l'avete fatto a me » Matteo 25: 40.

Questa bolla invitava i membri della chiesa romana a unirsi nella crociata contro gli eretici. Come incentivo a impegnarsi in quest'opera crudele, essa. « assolveva da ogni pena ecclesiastica, generale e particolare; scioglieva da qualsiasi giuramento fatto chiunque si fosse unito a questa crociata; legittimava il diritto a qualunque cosa fosse stata illegalmente presa; prometteva la remissione di tutti i peccati a chi avesse ucciso gli eretici; annullava ogni contratto stipulato con i valdesi e dava ordine ai domestici di abbandonarli; proibiva a ogni persona di dar loro qualsiasi aiuto, e autorizzava a impossessarsi delle loro proprietà » Wylie, vol. 16, cap. l. Questo documento rivela chiaramente quale fosse lo spirito che agiva dietro le quinte. Non si trattava della voce di Cristo, ma del ruggito del dragone.

I dirigenti della chiesa di Roma non conformavano il loro carattere al grande ideale stabilito dalla legge di Dio, al posto della quale si ergeva un ideale che si potesse adattare loro, fermamente decisi come erano a costringere tutti ad attenervisi, perché così voleva Roma. Si ebbero, per conseguenza, le più spaventose tragedie. Sacerdoti e papi corrotti e blasfemi compievano l'opera che Satana additava loro. Nella loro natura non vi era posto per la misericordia. Lo stesso spirito che portò alla crocifissione di Cristo e all'uccisione degli apostoli; lo stesso spirito che animava il sanguinario Nerone contro i fedeli del suo tempo, era all'opera per liberare la terra dalla presenza dei diletti figliuoli di Dio.

La persecuzione imperversò per molti secoli contro il popolo di Dio, il quale la sopportò con una pazienza e una costanza che onoravano il suo Redentore. Nonostante le crociate e l'inumana strage cui erano esposti, i valdesi continuarono a mandare i loro missionari per diffondere la verità. Minacciati di morte, uccisi, il loro sangue fecondava il seme sparso e ne determinava il frutto. Così i valdesi testimoniarono per Dio secoli prima della nascita di Lutero. Dispersi dappertutto, diffusero il seme della Riforma che ebbe inizio al tempo di Wycliff, crebbe e si estese al tempo di Lutero, e proseguirà sino alla fine dei tempi per mezzo di coloro che sono disposti a soffrire ogni cosa « a motivo della parola di Dio e della testimonianza - di Gesù » Apocalisse 1: 9.


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